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Inserita il: 21/03/2010

Chiusura in bellezza per "Colloquia 2010"

Grandissimo afflusso di pubblico per l´incontro finale con Umberto Galimberti
Tutti i posti occupati e anche tanti spettatori in piedi nell´Auditorium della Biblioteca Provinciale “Magna Capitana” per la chiusura della seconda edizione di “Colloquia”, Festival delle idee organizzato dalla Fondazione Banca del Monte “Domenico Siniscalco Ceci”, dall´Amministrazione Provinciale e dalla stessa biblioteca.
Una folla cosi´ numerosa -nonostante la domenica, i concomitanti appuntamenti elettorali e la bella giornata che invogliava alla gita fuori porta- e´ stata attirata dalla grande levatura intellettuale dell´ospite, il filosofo Umberto Galimberti, che ha trattato con una relazione affascinante, chiara e quanto mai rigorosa il tema “Evoluzione della tecnica e involuzione dell´uomo”. A moderare, il giornalista foggiano Filippo Santigliano.
Su un argomento cosi´ importante e denso di implicazioni concrete sulla vita dell´uomo contemporaneo, Galimberti ha tratto una conclusione piuttosto pessimista.
“La tecnica e´ l´essenza stessa dell´uomo”, ha detto in sintesi: la tecnica, la sua evoluzione, il suo dominio, sono divenuti gli obiettivi primari dell´uomo moderno, quelli sui quali l´uomo modula ogni sua scelta, anche quelle con implicazioni piu´ strettamente etiche.
“La tecnica non e´ la tecnologia”, ha precisato in apertura Galimberti. “Non e´ l´insieme degli strumenti e del loro modo d´impiego che caratterizza un dato momento storico, ma e´ la forma piu´ alta di razionalita´ raggiunta dall´uomo, governata da una razionalita´ “tecnica”. La tecnica e´ quella che la ‘scuola di Francoforte´ ha definito ‘il raggiungimento del massimo dello scopo col minor impiego dei mezzi´”.
Galimberti fa partire dalla II Guerra Mondiale la “eta´ della tecnica”. Ha dimostrato l´affermazione ricordando i tanti filosofi che hanno evidenziato la differenza principale tra l´uomo e le bestie: la mancanza di istinto.
Platone, nel suo “Protagora”, rappresentava questa circostanza con il mito di Epimeteo e Prometeo, grazie ai quali Zeus diede alle bestie l´istinto e all´uomo gli strumenti e le capacita´ di ragionamento, quindi la capacita´ tecnica.
A supplire alla mancanza di istinto, quindi l´uomo ha le capacita´ tecniche: quindi, ha detto Galimberti, la tecnica e´ l´essenza dell´uomo.
Dopo un “salto” di 2000 anni, arriva la “rivoluzione”: il metodo scientifico, di Cartesio, Bacone e Galileo. L´uomo non contempla piu´ la natura allo scopo di ricavarne costanti e leggi per regolare le proprie attivita´, ma formula ipotesi sulla natura, la sottoporre a esperimento e, se confermate, le assume come leggi finché altri esperimenti non le smentiscono.
Dopo ancora altri 200 anni, una nuova piccola “rivoluzione” del pensiero venne introdotta da Hegel. Il filosofo tedesco ribalta la visione dell´economista Adam Smith, che diceva che la ricchezza delle nazioni erano i beni. Hegel ribatteva che la ricchezza vera e´ rappresentata dal posesso degli strumenti, perche´ i beni si consumano, mentre gli strumenti producono i beni.
Hegel intui´ anche un altro teorema fondamentale: quando un fenomeno aumenta quantitativamente, c´e´ anche una mutazione qualitativa radicale del paesaggio. (L´esempio pittoresco di Galimberti: “se mi tolgo uno, due, cento capelli, sono uno che ha i capelli e se li toglie; se li tolgo tutti sono calvo”).
Il primo ad applicare questa teoria, ha ricordato Galimberti, e´ stato Marx che lo applico´ all´economia. Marx diceva: siamo abituati a pensare che il denaro sia il mezzo che serve a soddisfare bisogni e produrre qualsisasi bene. Ma se aumenta quantitativamente il suo uso, il denaro diventa il fine primario, l´obiettivo per il quale determinare se e quanto soddisfare bisogni e produrre beni.
Applicando la stessa argomentazione alla tecnica, ha concluso Galimberti,, si capisce perche´ la tecnica e´ l´essenza, lo scopo principale dell´uomo: nel mondo attuale, in cui e´ aumentata indefinitamente l´applicazione della tecnica per soddisfare tutti i bisogni e produrre qualsiasi bene, la tecnica e´ diventato il fine principale.
“Una situazione” –ha detto Galimberti- “che comporta capovolgimenti pazzeschi in tutti i campi”.
A partire dalla politica, che prima era il “luogo” della decisione di cio´ che era giusto fare e del quando farlo, mentre la tecnica diceva il come. Oggi, invece, ha ricordato Galimberti, la politica guarda l´economia per decidere. Ma l´economia, per decidere i suoi investimenti, guarda alle risorse tecnologiche, alle capacita´ della ricerca: quindi e´ la tecnica che finisce per essere il “luogo” delle decisioni.
L´eta´ della tecnica, poi, e´ “democratica”: prima decidevano pochi, oggi la ricchezza, e quindi la capacita´ decisionale, e´ in mano a chi e´ tecnicamente capace.
Ma, al tempo stesso, la tecnica e´ la fine della democrazia, perche´ la tecnica pone sul tavolo problemi su cui non siamo competenti e non possiamo decidere tutti. L´esempio e´ nei problemi della fecondazione eterologa, degli organismi biologicamente modificati o dell´opportunita´ di impiego dell´energia nucleare: se esprimiamo il nostro parere, lo facciamo in base ad un ragionamento? No, perche´ scientificamente siamo impreparati. Allora, lo faremo solo su basi irrazionali. In un mondo cosi´, ha detto Galimberti, hanno potere i bravi retori, coloro i quali riescono ad esercitare un fascino, una “seduzione dell´anima”.
“Riguardo alla morale”, ha proseguito Galimberti, “le cose vanno peggio”.
Nell´eta´ della tecnica viviamo in apparati in cui siamo riconosciuti come individui non perche´ gli apparati servono a realizzarci, ma perché siamo mezzi per realizzare i fini dell´apparato.
L´ambiente, le risorse, oggi non sono fini, soggetti di cui l´etica si deve occupare, ma mezzi, di cui l´uomo non si cura piu´ di tanto.
Con la II Guerra Mondiale, si e´ verificata un´estremizzazione di questo concetto. La tragica cecita´ con la quale tanti tedeschi hanno eseguito le peggiori atrocita´ nascondendosi dietro la scusa che stavano “obbedendo agli ordini”, “compiendo il proprio dovere”, ha dato origine all´atteggiamento amorale di tanti contemporanei: porto a termine le mie mansioni, senza valutazioni etiche.
“Non odio tecnica”, ha precisato Galimberti, “dico solo che occorre legarla ad un pensiero etico. Oggi non abbiamo ancora a disposizione un´alternativa al ‘pensiero calcolante´, quindi la tecnica ha modificato anche il nostro modo di pensare”.
Pessimista Galimberti sugli effetti sociali di questa “supremazia” della tecnica: “Occorrera´ ripensare al lavoro, dato che le macchine e la tecnologia stanno sottraendo posti: e´ un processo inarrestabile e piuttosto che cercare di trovare lavoro per tutti, dobbiamo trovare il modo di vivere con meno pretese, di ‘impoverire con dignita´´. Non possiamo piu´ tenere il livello di vita che avevamo: valeva quando nel resto del mondo mangiavano solo una ciotola di riso; oggi basta che ne mangino tre e le risorse non bastano piu´”.
Interessante anche il botta e risposta col pubblico, con domande argute che hanno dato spunto a Galimberti per altre riflessioni, come quella sull´importanza di dare piu´ spazio ai giovani: “Una societa´ che inserisce nel mondo del lavoro e del potere politico-amministrativo persone che hanno superato l´eta´ di massimo vigore fisico e intellettuale, e´ una societa´ che prescinde dalla sua forza biologica, sessuale e ideativa. In questo modo non avra´ molte chance di andare avanti. Occorrera´ cambiare prospettiva”.

Una vera immersione nella Cultura a tutto campo, l´incontro con Galimberti, che ha chiuso in bellezza l´edizione 2010 di “Colloquia – Festival delle idee”.
"Gli ottimi riscontri di critica e pubblico”, ha commentato il Presidente della Fondazione Banca del Monte “Domenico Siniscalco Ceci”, avv. Francesco Andretta, “uniti alla grande attenzione da parte delle testate giornalistiche, non solo locali, ci convincono della bonta´ delle nostre scelte. Il tessuto culturale del nostro territorio e´ pronto ad accogliere stimoli al dibattito di qualita´ e la manifestazione puo´ crescere ancora, anno dopo anno, fino a diventare un appuntamento riconosiuto in campo nazionale, utile ad attirare l´attenzione del Paese su Foggia. Per questo, con entusiasmo moltiplicato, riprenderemo gia´ a breve il lavoro per organizzare l´edizione 2011”.
 
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