"Domeniche con la Storia": una lezione sulla storiografia italiana del Risorgimento
Il prof. Angelantonio Spagnoletti ha illustrato i filoni della ricerca storica sul periodo Con una panoramica sui filoni dello studio storico sul Risorgimento –tenuta dal prof. Angelantonio Spagnoletti- e´ proseguito il secondo ciclo delle “Domeniche con la Storia”, organizzato dalla Fondazione Banca del Monte “Domenico Siniscalco Ceci” e dedicato quest´anno alle celebrazioni del 150enario dell´Unita´ d´Italia.
Aprendo l´appuntamento, il Presidente della Fondazione, avv. Francesco Andretta, ha sottolineato quanto sia stato diverso il clima delle celebrazioni del centenario quando ancora le figure cardine dell´unificazione d´Italia –Garibaldi, Vittorio Emanuele, Cavour e Mazzini- venivano rappresentate con poca obiettivita´ e univoco intento encomiastico. E proprio per rimarcare come le letture su quel periodo siano andate differenziandosi, la Fondazione ha inteso aprire il ciclo con la presentazione del testo di Pino Aprile “Terroni”, che ha mostrato una prospettiva piu´ critica su ragioni, metodi ed esiti del processo che ha portato all´Unita´. “Erroneamente”, ha sottolineato il Presidente Andretta, “l´opera del prof. Spagnoletti sulla storia del Regno delle Due Sicilie e´ stata accomunata al lavoro di Aprile, mentre piuttosto rifugge le letture ‘manichee´ del Risorgimento”.
“Il grande successo del libro di Aprile”, ha sottolineato il prof. Saverio Russo, “dimostra che non c´e´ una seria riflessione su quel periodo ma, piuttosto, una lettura falsata e dai toni carichi, in coincidenza con il clima politico. Proprio ad una malintesa volonta´ di opporre un partito meridionalista al leghismo del nord –ha detto Russo- c´e´ tutto questo fiorire di nuove letture contro il processo unitario, mentre serve un´analisi piu´ pacata e comunque culturalmente solida.
E´ toccato, poi, al prof. Spagnoletti tenere la relazione su “La storiografia italiana sul Risorgimento”.
Il docente di “Storia degli antichi stati italiani” alla Facolta´ di Lettere e Filosofia dell´Universita´ di Bari, ha delineato gli orientamenti della ricerca storica sul periodo.
Il primo mette in luce gli aspetti antropologici e culturali che portarono al processo risorgimentale: le mutazioni nell´ambito delle famiglie del Mezzogiorno, la maggiore diffusione della cultura –ad esempio, del messaggio portato dalle opere verdiane- e dei fattori emozionali –patria, bandiera ecc.- che spinsero verso l´ideale unitario.
Il secondo filone, cui appartiene lo stesso Spagnoletti, punta a ricostruire la storia degli Stati per-unitari, nelle loro dinamiche interne, nei rapporti internazionali e nei processi che portarono alla loro “estinzione”, come causa del sorgere del processo risorgimentale italiano. Un processo che –dice Spagnoletti- per il Regno di Napoli e´ stato in qualche modo “autogenerato”, in quanto preceduto dall´estinzione di quella “nazione siciliana” che dopo tanto lunga virtuale autonomia amministrativa, venne annessa al Regno costituendo le “Due Sicilie”. Subito dopo, la stessa sorte tocco´ al Regno di Napoli, annesso a quello di Piemonte.
Il terzo filone si concentra sugli studi economici. Come esiste un orientamento “nordista” che, sbagliando, vede nel Sud una palla al piede, Spagnoletti evidenzia una tendenza, altrettanto erronea, a enfatizzare primati economici, produttivi, tecnologici e infrastrutturali del Mezzogiorno pre-unitario. “Tanti primati”, dice il docente, “furono effimeri e non seguiti da un conseguente sviluppo complessivo”. Per di piu´, aggiunge Spagnoletti, non ci fu “un solo Sud”, ma diverse regioni con differenti gradi di prosperita´ che, pero´, vanno confrontati sia con la situazione coeva del Nord Italia (dice Spgnoletti, piu´ prospera in media di tre volte) e del resto dell´Europa, in particolare dell´Inghilterra (in media dieci e piu´ volte piu´ prospera del Nord Italia di allora).
In sintesi, dice Spagnoletti, l´Unita´ d´Italia, con tante brutture, crimini ed errori commessi dai Piemontesi, fu un processo conveniente perche´ consenti´ al nuovo Stato di avere maggior peso, sia dal punto di vista economico che da quello della politica internazionale.
Spagnoletti ha concluso indicando il periodo che di puo´ identificare come “Risorgimento” italiano. Mentre e´ abbastanza pacifico che si possa indicare convenzionalmente la fine del Risorgimento nella presa di Roma del 1870, piu´ difficile e´ segnarne l´inizio. Anche qui, convenzionalmente, si puo´ far risalire al dominio napoleonico in Italia quando, con la costituzione di un “Regno d´Italia”, venne per la prima volta usato questo nome per identificare un´identita´ geografica e statuale, ma soprattutto vennero adottati un esercito italiano e il tricolore. Fu la prima volta che in tanti si formo´ la coscienza della possibilita´ di uno stato italiano unito.
Qualche voce di dissenso, in conclusione, da parte di alcuni presenti che hanno rivendicato la validita´ delle interpretazioni “filo-meridionalistiche” di parte della storiografia attuale, mentre il prof. Spagnoletti ribatteva che occorre meno faziosita´ e piu´ aderenza ai documenti disponibili sul periodo. “Questa accesa dialettica”, ha concluso il Presidente Andretta, “dimostra che, a 150 anni dall´Unita´, resta ancora da realizzare l´unificazione degli Italiani”.