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Inserita il: 20/02/2011

"Domeniche con la Storia": la sintesi della seconda relazione del prof. Piemontese

Argomento dellŽincontro, lapidi, statue e monumenti dedicati ad eventi e personaggi del Risorgimento e non solo
Il penultimo appuntamento con le “Domeniche con la Storia” 2010/2011 della Fondazione Banca del Monte eŽ stato tempo di bilanci per il suo Presidente, avvocato Francesco Andretta.
“EŽ stato bello”, ha detto Andretta, “vedere, ogni domenica mattina del nostro calendario un cosiŽ folto pubblico di cittadini appassionati della storia di Foggia partecipare alle conferenze e al dibattito sul tema scelto questŽanno -il Risorgimento a Foggia e in Capitanata- per celebrare il 150enario dellŽUnitaŽ dŽItalia. Una conferma della bontaŽ delle scelte della Fondazione che ha voluto fornire gli strumenti di conoscenza di un periodo che eŽ stato fondamentale per la storia del Paese. EŽ importante che ci si interessi delle proprie radici e che si dia, in questo modo, testimonianza dellŽamore per la propria terra. Altre iniziative concomitanti –ad esempio, la nascita di gruppi spontanei come gli ‘Amici della DomenicaŽ- hanno animato le domeniche foggiane: eŽ importante questo risveglio della coscienza civica volta al recupero dei monumenti e della memoria della cittaŽ. Anzi, chi eŽ stato nostro affezionato frequentatore, potrebbe spostare le sue energie proprio alle organizzazioni come gli ‘Amici della DomenicaŽ, dato che i nostri appuntamenti domenicali sono finiti”.
Il Presidente Andretta ha, poi, ricordato che il 3 marzo (ore 18, Sala Rosa del Vento della sede della Fondazione, Via Arpi 152) il ciclo di incontri si concluderaŽ con un appuntamento di prestigio: la relazione di Giuseppe Galasso, Professore Emerito di Storia Medievale e Moderna allŽUniversitaŽ di Napoli, dedicata a “LŽidentitaŽ italiana”.
Ringraziando tutti i relatori, i collaboratori della Fondazione e, di nuovo, il pubblico, il Presidente ha concluso cedendo la parola al Prof. Gianfranco Piemontese, per la sua relazione su “La memoria del Risorgimento tra lapidi e monumenti” in Capitanata.

Ecco una sintesi.

«(1. Una diversa cronologia del Risorgimento). Una premessa sullŽimpostazione di questa ricerca si rende necessaria ai fini della comprensione di come sono stati individuati lapidi e monumenti a Foggia e nei centri urbani dellŽintera provincia. Solitamente il Risorgimento viene cronologicamente suddiviso e scandito tra i moti del 1821 e le tre guerre dŽIndipendenza, con unŽaggiunta che si riferisce alla presa di Porta Pia con Roma che diventa capitale del Regno dŽItalia.
Credo che a questa corretta e consolidata impostazione si possano aggiungere altri tre momenti storici, diversi per data ma che hanno un legame e un comun denominatore con lŽidea di una buona parte dei risorgimentali italiani, di quelli del Meridione e di quelli della Capitanata.
Il primo periodo lo individuo nellŽesperienza, purtroppo breve, della Repubblica Partenopea e del quindicennio napoleonide. Il secondo nel conflitto del 1915-18, che sia prima dellŽintervento italiano, che sia dopo la vittoria, era stato denominato e individuato come la quarta guerra dŽIndipendenza. Il terzo periodo, a distanza di trenta anni, si concretizza nella guerra di liberazione nazionale e la conseguente nascita della Repubblica Italiana e della Costituzione repubblicana, raggiungendo quellŽobiettivo che albergava nelle menti dei tanti risorgimentali che nellŽOttocento avevano combattuto per lŽUnitaŽ nazionale.
Questa impostazione vi faraŽ comprendere la scelta operata, che oggi eŽ sicuramente parziale, avendo la nostra provincia un alto numero di centri abitati e borgate con piccoli e grandi testimonianze della memoria del nostro Risorgimento. Una parzialitaŽ che deve soggiacere al tempo di durata di una conferenza: un limite che verraŽ superato nella pubblicazione cartacea degli atti di questi incontri.
Tra i centri piuŽ attenti alla volontaŽ di trasmissione della memoria emerge la cittaŽ di Lucera, che nel 1911 in occasione del Cinquantenario dellŽUnitaŽ organizzoŽ due giorni di celebrazioni pubbliche con apposizioni di lapidi e monumenti nella cittaŽ. Citiamo Lucera come esempio, ma anche in altri piccoli centri, pur se non nellŽimmediatezza dei fatti, avranno modo di celebrare personaggi sia locali e sia nazionali.
(2. Le testimonianze individuate). La ricerca di lapidi e monumenti eŽ stata preceduta da uno spoglio dei documenti conservati nellŽarchivio di Stato di Foggia in un particolare fondo dellŽIntendenza di Capitanata, quello degli Atti della Polizia. LŽesame degli atti per paesi ha permesso di avere notizie su numerosi personaggi che per le loro idee e per quanto avevano svolto in occasioni quali i moti del 1821 e del 1848, erano sottoposti ad un controllo dalla polizia Borbonica che li definiva “attendibili”.
Erano vere liste di proscrizione, se pensiamo che oltre ai vincoli di obbligatorie richieste da fare per spostamenti extra urbani, chi era allŽinterno di queste liste vedeva limitata non solo la libertaŽ di spostamento ma anche la propria attivitaŽ economica.
Tra i nomi degli “attendibili” emergono quelli di Luigi Zuppetta da Castelnuovo della Daunia, Saverio Barbarisi, Michele Cicella, Antonio Caso, Francesco Paolo Vitale, MoiseŽ Maldacea da Foggia; Giuseppe Tortora da Cerignola, Nicola Mantuano da Monte SantŽAngelo, Giovan Battista Oliva da San Severo; Gaetano De Peppo, Giuseppe Pellegrini, Nunzio Piemonte da Lucera.
I nominativi sono tanti e vengono riportati in maniera certosina in elenchi che annualmente i commissari di Polizia redigevano e trasmettevano allŽIntendente di Capitanata che li richiedeva su disposizioni del Ministero dellŽInterno.
Tra i nomi che figurano negli elenchi ci sono anche quelli dei deputati al parlamento del 1821 e del 1848: si tratta di personaggi provenienti dallŽaristocrazia, dalla borghesia e dal mondo delle professioni liberali (molti medici, avvocati) di quegli anni.
Tra i protagonisti degli eventi risorgimentali, a partire dal 1859 al 1870, ci saranno i militari e i componenti della Guardia nazionale. LŽesercito piemontese, in cui erano confluiti toscani, emiliani, lombardi e uomini dal resto delle regioni che nel 1859 erano state liberate, si trovoŽ a gestire una situazione postunitaria come forza di polizia e contrasto a fenomeno del brigantaggio, che giaŽ presente da secoli, divenne polo dŽattrazione di quanti -e non erano pochi- erano rimasti fedeli ai Borbone.
LŽesercito del neonato stato italiano nello svolgimento del suo ruolo di contrasto al brigantaggio postunitario subiŽ una serie di brutali sconfitte, e non in battaglie vere ma in imboscate, come al Ponte di Ciccalento in agro di San Marco in Lamis e a Lucera.
NellŽagro lucerino, il 17 marzo 1862, il capitano Richard e diciotto tra graduati e soldati caddero in unŽimboscata tesa dai briganti che ricattavano e depredavano i proprietari di alcune masserie in localitaŽ Petrulla: i militari furono trucidati e poi sepolti nel cimitero di Lucera. La tomba monumentale esiste tuttŽoggi.
In altre circostanze vennero massacrati 23 abitanti di San Giovanni Rotondo: erano tutti personaggi pubblici che non avevano mai fatto mistero dei sentimenti liberali ed unitari, imprigionati alla vigilia del Plebiscito per lŽannessione al Regno dŽItalia dal popolo filo-borbonico. Furono uccisi a colpi di coltelli e mannaie.
Per trasmettere il ricordo di questi episodi furono realizzati monumenti e lapidi, anche se spesso le intenzioni espresse nei consigli comunali si concretizzarono con grande ritardo o, in alcuni casi, mai.
EŽ il caso di San Giovanni Rotondo: il consiglio comunale, nel 1874, deliberoŽ la realizzazione di un monumento alla memoria dei 23 martiri. Nel 1886 fu stilato il progetto di una monumentale colonna sormontata da una statua raffigurante la LibertaŽ. Si passoŽ, nel 1888, al progetto di un piuŽ semplice obelisco, fino alla spartana lapide che venne incisa a Napoli e murata sulla facciata del municipio garganico il 23 ottobre 1894.
Gli emigrati di Orsara di Puglia residenti a New York e raggruppati in unŽassociazione chiamata Fratellanza orsarese di New York, nel 1921 fecero realizzare una lapide che ricordava i cittadini di Orsara di Puglia uccisi in un agguato dai briganti il 23 giugno 1863.
Dei protagonisti nazionali e locali del Risorgimento esistono in molti dei centri di Capitanata, piccoli e grandi monumenti, a volte realizzati in economia, in altri casi con larghi investimenti come nel monumento a Ruggiero Bonghi di Lucera.
Vedremo, oggi, una selezione degli esempi piuŽ significativi, alla quale saranno aggiunti i monumenti e lapidi ai caduti della prima guerra mondiale, qui le testimonianze sono presenti in tutti i centri abitati della provincia foggiana, noi per questo incontro ne abbiamo preso in considerazione solo alcuni.
Ricordare questŽultimo importante momento della storia dŽItalia non eŽ stato un mero esercizio di retorica e propaganda. A dirlo bene eŽ stato lo storico Mario Isnenghi parlando della memoria e della grande guerra: “Macché retorica, qui cŽeŽ semmai la retorica dellŽantiretorica. Non mi pare che si “celebri” molto, per quanto riguarda i momenti forti e fondanti della storia. Non vediamo a ogni 4 novembre le contorsioni a cui ci si condanna per non “ricordare e celebrare” la vittoria dellŽItalia nella Grande Guerra? Qualcuno diraŽ che non si celebrano le stragi: magari ci fosse da “ricordare e celebrare” il rifiuto unanime alla guerra da parte del popolo nel 1915. PeroŽ non eŽ andata cosiŽ. E non essendo andata cosiŽ, non sarebbe meglio ricordare la storia come eŽ andata davvero? E riconoscere e far memoria di un avvenimento comunque straordinario e coinvolgente in cui il Paese tenne, nella prova piuŽ grande e perigliosa di tutta la sua storia?”.
(3. Aspetti artistici delle memorie). La maggior parte dei monumenti analizzati eŽ opera di artisti provenienti da fuori provincia, salvo alcuni casi in cui ritroviamo autori, nello specifico, scultori attivi a Foggia e provincia. EŽ il caso di Beniamino Natola, Severino Leone, Salvatore Postiglione, Luigi Schingo e Antonio Belo. A questi vanno aggiunti Achille dŽOrsi, Amleto Cataldi, Torquato Tamagnini, Antonio Bassi, Turillo Sindoni (Salvatore Sindoni), Alfeo Bedeschi. La maggior parte di essi ha plasmato monumenti per i caduti della prima guerra mondiale, ma hanno anche realizzato busti di patrioti come Zuppetta, Maldacea, Garibaldi e altre figure del patrimonio risorgimentale».

Il prof. Piemontese ha, poi, concluso la relazione proiettando e commentando una carrellata di immagini dei monumenti di commemorazione dei momenti storici indicati, dal 1799 alla Prima Guerra Mondiale, oltre a ricordare le tante statue dedicate agli eroi del Risorgimento sistemate negli spazi urbani o conservati nei musei delle cittaŽ di Capitanata.

In chiusura, il prof. Saverio Russo –docente di Storia Moderna allŽUniversitaŽ di Foggia e Consigliere di Amministrazione della Fondazione- ha avuto parole di elogio per il relatore, riguardo alla scelta di aggiungere, alla tradizionale scansione del Risorgimento, le memorie del 1799 e della Prima Guerra Mondiale “percheŽ”, ha detto, “se nel primo periodo si trovano i germi di quel movimento di riscossa e di ricerca della libertaŽ, nel secondo si trovano nelle memorie dei soldati costanti richiami agli ideali risorgimentali”.
 
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