Inserita il: 11/12/2013
I motivi delle lacune della rete ferroviaria a sud
Nel libro di Borrillo sull´evoluzione delle strade ferrate in Puglia
L’11 dicembre 2013, la Sala “Rosa Del Vento” della sede della Fondazione Banca del Monte di Foggia ha ospitato la presentazione del libro “Il divario del binario. Così la Puglia ha perso il treno aspettando la Bari-Napoli”, scritto dal giornalista foggiano Michelangelo Borrillo, Vice-Caporedattore del Corriere del Mezzogiorno e Responsabile del settimanale specializzato “Mezzogiorno Economia”.
Insieme all’autore sono intervenuti il Presidente della Fondazione, prof. Saverio Russo; il Sindaco di Foggia, ing. Gianni Mongelli, e il Segretario regionale CISL Puglia, dott. Giulio Colecchia.
Saverio Russo ha ricordato le vicende storiche e le condizioni economiche e sociali in Capitanata all’epoca dell’Unità d’Italia e l’impulso allo sviluppo del territorio fornito dalla nascita dei collegamenti ferroviari da e per Foggia con il resto d’Italia.
Il Sindaco di Foggia, Gianni Mongelli, ha elogiato Michelangelo Borrillo e le sue puntuali inchieste sui problemi economici –e non solo- che attanagliano la Puglia e la Capitanata in particolare, concentrando poi l’attenzione sul gap infrastrutturale e dei collegamenti. Mongelli ha più volte ammesso le responsabilità della politica –nazionale quanto locale- nelle gravi carenze di vie efficaci di collegamento e negli inaccettabili ritardi delle nuove realizzazioni. Il “flop” dell’interporto di Cerignola, la inerzia di uno scalo importante come il porto di Manfredonia, il “nervo scoperto” dell’aeroporto civile “Gino Lisa” inattivo dopo tanti vani tentativi di rianimarlo, e ora anche le penalizzazioni riservate a Foggia dalle Ferrovie dello Stato, rappresentano delle vere e proprie sconfitte per politici e amministratori dauni ad ogni livello. Prendendo spunto dal volume di Borrillo, ha dichiarato Mongelli, daremo nuovo slancio al nostro impegno per portare a livelli accettabili la rete di collegamenti della Capitanata.
Giulio Colecchia ha rimarcato il ruolo fondamentale della rete ferroviaria e delle altre reti di comunicazione per lo sviluppo economico futuro della Capitanata. La situazione attuale ha già creato grandi svantaggi alle forze produttive e, di conseguenza, ai lavoratori e non si può più rimandare la soluzione di questi problemi. Si devono superare le ritrosie del gestore ad aumentare gli investimenti su questo territorio ma anche la scarsa comprensione della rilevanza che il sistema Puglia -e il sistema Capitanata in particolare- può rivestire nella creazione di una direttrice importante di sbocco dei commerci italiani verso l’altra sponda dell’Adriatico e l’Europa dell’Est e verso l’Europa del nord. La direttrice adriatico-ionica, sulla quale l’Europa sta puntando molto, piò diventare fondamentale per spostare le merci provenienti dal Mediterraneo, attraverso l’Italia, a tutte le altre regioni del Vecchio Continente.
Michelangelo Borrillo ha ricordato che il 9 novembre 1863, fu inaugurato da Re Vittorio Emanuele II il primo collegamento ferroviario tra Foggia e Pescara e, in pratica, venne realizzata l’unità d’Italia che era stata sancita appena due anni prima. Ha anche sottolineato che, nonostante la presenza dell’Appennino, a fine ‘800, si collegò in soli 8 anni Foggia a Caserta, con una efficienza che appare irraggiungibile dai tempi oggi imposti dai farraginosi meccanismi delle costruzioni pubbliche.
Foggia, ha rimarcato Borrillo, sin dalla nascita delle strade ferrate, è stata un nodo importante del collegamento ferroviario fra il Tirreno e l’Adriatico oltre che sulla dorsale adriatica. Questo, però, fino a quando non sono cominciati i tagli indiscriminati da parte del gestore: sono stati eliminati i treni diretti da Bari a Napoli, le due città più importanti del sud della Penisola; poi anche la linea adriatica è stata depauperata con l’avvio della costruzione dell’alta velocità sul versante tirrenico (mentre da quest’altra parte c’è ancora il binario unico tra Termoli e Lesina) e dal 2008 ci hanno sottratto anche gli Eurostar (le Frecce Rosse): ci sono solo frecce bianche che sono i vecchi Intercity. Il tutto aspettando l’Alta Capacità che, ha sottolineato, non è l’Alta Velocità, ma almeno sarebbe un argine a questo processo sottrattivo. Una situazione che contrasta con i tanto sbandierati progetti di collegamenti con l’Est Europa che proprio nella Puglia –attraverso il famoso “Corridoio 8”- dovevano trovare uno svincolo fondamentale: essendo fermi i lavori di potenziamento della tratta Bari-Napoli. Ma, ha aggiunto Borrillo, la linea ferroviaria che storicamente e geograficamente collega l’Europa dell’est a quella dell’ovest è l’adriatica: impoverendola, si crea un divario tra le due aree. Perchè negli ultimi dieci anni, con lo “specchietto delle allodole” dell’Alta Capacità che ci collegherebbe a Napoli, abbiamo perso il collegamento rapido con il nord Italia: infatti, non avendo più gli Eurostar, chi arriva dal sud, arrivato allo scalo del capoluogo emiliano, non può proseguire sulla tratta ad Alta Velocità con treni obsoleti e viaggia sulla linea vecchia, impiegando più tempo di chi proviene da altre città dell’Italia centro-settentrionale. Da Bologna a Milano, i viaggiatori che vengono dal sud impiegano due ore e 7 minuti, gli altri un’ora e 2 minuti. Sarebbe, quindi, auspicabile iniziare a progettare una linea ad alta velocità sulla dorsale adriatica –da realizzare quando ci saranno più risorse- ma nel frattempo su quella tratta si dovrebbero restituire agli Italiani che vivono a sud almeno gli Eurostar sottratti nel 2008.
Ma di chi sono le responsabilità di questa situazione? Per Borrillo partono dall’alto. Sono certamente della politica ma non sono tutte e dolo della Regione o della Provincia. Infatti, quando il 2 ottobre scorso il Premier Letta, nel discorso di fiducia alla Camera, detto che sono partiti i lavori sulla tratta Bari-Napoli per l’Alta Velocità ha, in realtà, sbagliato perché i lavori iniziati riguardano l’Alta Capacità. Questo, ha concluso Borrillo, basta a dimostrare lo scarso interesse che il Governo ha per il Mezzogiorno e, in particolare, per l’Italia sud-est.