Dal 1536 il nuovo viceré don Pedro Alvarez de Toledo colpì lo
strapotere dei feudatari combattendo gli abusi dei baroni. In quell'anno Nicola
Zuccaro, " per sfuggire al giogo baronale ", lasciò il
suo paese, S. Angelo Fasanella nel Cilento, per trasferirsi con la moglie Rosa
del Vento, nobildonna di Cerignola, a Foggia, dove comprò un palazzino
nel quartiere della Chiesa Maggiore, nella zona del mercato coperto.
I coniugi Zuccaro avevano beni e masseria e come molti benestanti dell'epoca
prestavanodenaro (al 9%) ai limiti della legalità.
La storia di Cola Zuccaro e Rosa del Vento è narrata in un manoscritto
dell'Archivio provinciale dei Cappuccini di Foggia, redatto nel 1660 da padre
Gabriele da Cerignola. Della " bellissima e feconda prole " che
i due ebbero rimase in vita solo il primogenito Fabrizio, sul quale convogliarono
tutto il loro affetto e le loro cure. Purtroppo neanche ad un anno dal matrimonio
del giovane, i due genitori persero " l'unico sostegno della cadente
età ". Un " mortal colpo " per entrambi
che portò Rosa a chiudersi in casa, a " chiodare ogni finestra ",
a vivere " nelle tenebre " piangendo " inconsolabilmente ".
Dopo un anno di questa infelice vita Cola Zuccaro, preoccupato per la moglie,
chiese aiuto al cappuccino frate Adriano da Castrogiovanni, famoso per la bontà,
i miracoli e lo spirito di profezia. Con l'aiuto dello Spirito Santo il frate
portò un po' di consolazione in quell'animo inconsolabile e convinse
Rosa a uscire per confessarsi e ascoltare la santa messa. La esortò inoltre
a " esercitarsi nelle opere pietose d'aiutar i poverelli, sovvenir
i bisognosi, essere caritativa con i carcerati e far offerir a Dio de' sacrifici
che, senza manco, giovevoli sarebbero alla salute dell'anima del figliuolo ".
Tanto si legò Rosa ai Cappuccini che spesso la andavano avisitare e
anzi " accomodò una camera " per loro " così devota
che sembrava un oratorio ”. Addirittura Rosa e Cola decisero
di fare in modo che i Cappuccini avessero in zona un convento. Cercarono di
convincere il governatore della Dogana, il duca Fabrizio de Sangro, ma questi
rispose che non " aveva forza e potere da fabricare un nuovo Monastero ".
Allora Cola decise di fabbricarlo a sue spese, sborsando " a primo
lancio " 1500 scudi in contanti.
Il duca chiese i vari permessi e dunque i frati arrivarono a Foggia all'inizio
dell'anno 1579, sistemandosi dapprima in alcune stanze fatte costruire da Cola
affianco alla chiesa della Madonna di Loreto.
Rosa provvedeva loro di " tutto ciò che era quotidianamente
necessario ".
Dopo tre anni il monastero fu terminato ma nel frattempo Cola morì.
Rosa portò avanti l'opera intrapresa provvedendo al completamento del
convento; nel 1583 si celebrò un Capitolo e si elesse il Provinciale,
P. Francesco de Termoli.
Intanto Rosa trasformò i suoi beni in denaro contante; nel 1587 sentendo
la morte vicina chiamò il Provinciale della Provincia Cappuccina di
S. Angelo, P. Girolamo dal Sorbo, e gli disse che lasciava tutti i suoi beni " et
in particolare cinque o seimila scudi che teneva in contanti, alli Cappuccini
ch'erano suoi figli et heredi ".
Ma il Provinciale le rispose che i Cappuccini non potevano accettare alcuna
eredità e che lasciasse i suoi averi per l'edificazione di un'altra
opera pia. Mamma Rosa, come i frati la chiamavano, morente, lasciò che
il provinciale decidesse a chi destinare i suoi beni e accettò la scelta
di far erigere con i suoi averi un Monte di Pietà " a pro dei
bisognosi, a fine potessero impegnare senz'interesse alcuno, con farne di più qualche
maritaggio di povere zitelle honeste et virtuose ogn'anno, e constituire una
cappellania d'una messa il giorno per l'anima propria e dei defunti suoi ".
Rosa del Vento dettò testamento il 7 settembre 1587 e nella stessa data,
per mano dello stesso notaio, fu rogato l' Istrumentuo di Fondazione del
Sacro Monte di Pietà di Foggia che ebbe sede nella stessa casa
della Fondatrice.
Rosa morì il 2 novembre 1587.
Il 26 aprile 1588 il viceré don Giovanni de Zunica, in nome di sua
Maestà Filippo II concedeva il Regium Assensum ai Capitoli
del Sacro Monte di Pietà di Foggia, Monte di Pegni (prestava
denaro su garanzia di pegni d'oro e argento) e Beneficenza (erogava
ogni anno due dotaggi da 24 ducati cadauno a due fanciulle povere foggiane),
così come stabiliti da Rosa del Vento, con il privilegio del sigillo
di sua Maestà.