Fondazione e banca:
da un unico corpo a gemelle eterozigote
Considerato che con la legge Amato, del luglio '90, lo Stato aveva iniziato
la privatizzazione delle banche pubbliche, il quadro generale era quello di
andare verso una parificazione di tutto il sistema bancario che rispondesse
esclusivamente a logiche di mercato, di concorrenza e possibilmente di concentrazione.
Anche perché con l'Europa il piccolo è diventato troppo piccolo.
Le Casse di risparmio e i Monti di Credito su pegno, che per motivi diversi
non avevano finalità di lucro, andavano fuori da questo schema.
I monti
di credito su pegno, tutti, erano conseguenze di lasciti di nobili signori;
a Foggia il primo lascito risale al 1588 quando Rosa del Vento, vedova e senza
figli donò tutte le sue sostanze affinché si iniziasse un'attività di
credito su pegno.
Tale attività era stata importata già da diverse
decine di anni per combattere l'usura ebraica, che gli ebrei appunto praticavano
sì con il permesso papale, ma osteggiati sopratutto dai francescani.
Era stato un francescano infatti a convincere Rosa del Vento a donare i suoi
beni per il credito su pegno.
Tutti gli altri Monti sono nati con stessa motivazione.
Allora che fare? La legge Amato si è rifatta ad esperienze estere:
ha diviso cioè le situazioni. Le banche sono diventate società per
azioni secche, con
scopo di lucro e finalità chiarissime, mentre la titolarità del
pacchetto azionario è andato per intero a queste omonime fondazioni
le quali hanno lo scopo di perseguire le attività genericamente filantropiche
di cui si parlava in origine.
La Fondazione bancaria di Foggia è la più modesta delle ottantanove
d'Italia. La Fondazione dei Monte dei Paschi di Siena o quella delle Casse
di Risparmio delle provincie lombarde, la Cariplo , hanno un patrimonio dell'ordine
di 20-22 mila miliardi di lire . A Foggia si parla di 35 miliardi
di lire .
Amministrare Banche e Fondazioni di questi livelli creava evidentemente problemi
enormi.
La legge quindi ha imposto entro un certo termine la cessione dei pacchetti
di maggioranza dei corrispondenti istituti in favore di partners professionali,
cioè banche più grandi.
A Foggia fu scelta la Banca Popolare dell'Emilia Romagna, quella che ha offerto
maggiori garanzie sopratutto di conservare l'identità della Banca del
Monte.
A Foggia la Fondazione Ceci ha venduto la maggioranza del pacchetto azionario
conservandone quasi il 38%.
Le grosse fondazioni che hanno venduto più o meno il 51% del pacchetto
hanno incassato cifre enormi investite magari in altre banche, nella cui gestione
sono entrate aggirando l'ostacolo della legge. Altre decine di leggi hanno
poi prodotto vincoli molto forti, e poca possibilità di manovra. Fino
al '94 la Banca del Monte Spa, e la Fondazione Siniscalco Ceci erano un unico
corpo che hadato poi vita a due gemelle eterozigote.
La Banca in nome della sua tradizione fa ancora interventi nel sociale, mentre
la Fondazione ha sempre un occhio agli affari, ma in modo autonomo: perchè prioritario
dovere morale e giuridico della Fondazione Banca del Monte, è conservare
il patrimonio consegnatole da una trama lunga più di 400 anni e ricavarne
utili adeguati da ritornare alla collettività sotto forma di erogazioni
efficaci... Per adempiervi è necessario che la Fondazione sia oculata
e versatile negli affari, lucida e concreta nella gestione degli investimenti,
a cominciare dalla partecipazione nella Banca del Monte, della quale è seconda
azionista con quasi il 38% del capitale.
Una socia amica degli amministratori e della dirigenza, legata all'azionista
di maggioranza da un rapporto armonioso, ma una socia consapevole... Banca
e Fondazione non coincidono, la Banca non è di proprietà della
Fondazione e la Fondazione non è una propaggine buonista della Banca...
La filosofia operativa della Fondazione è in sintonia con l'evoluzione
del no-profit, sicché le competenze che la Legge e lo Stato le riconoscono
in materia di istruzione, ricerca scientifica, arte e beni culturali, sanità e
assistenza alle categorie deboli, possono riassumersi in un ruolo di promozione
sociale, economica e culturale della città e della provincia.
Insomma ricezione delle istanze provenienti dal territorio, ma anche proposte
rivolte al territorio, in un' osmosi resa possibile dall'altra grande e non
meno preziosa risorsa della Fondazione: l'esperienza e l'umanità di
quanti di volta in volta vi collaborano come espressione degli Enti cittadini
e provinciale, delle categorie produttive e delle libere professioni, della
comunità religiosa e di quella scientifica, dando vita ad un autentico,
formidabile spaccato di foggianità.